Roger Keith BARRETT - Lo sconosciuto che parla al tuo orecchio
12:27 lunedì 6 settembre 2010
Pubblicato sulla Fanzine "MARMALADE SKIES" lo 01/04/2005.
Il manifesto annuncia:
Giochi per il mese di maggio.
Divertimento dell'era spaziale per il culmine della primavera.
Il 27 maggio 1967 i Pink Floyd si esibiscono nella sobria Queen Elizabeth Hall, ai London 's Festival Gardens, in quello che sarà il più esaltante e delirante dei loro concerti.
I giovani inglesi, ancora intenti ad ascoltare il "Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band", ma con il famelico bisogno del nuovo e della sorpresa, si avventano avidamente sul feticcio della nuova moda, riponendo il passato nel cassetto e ritrovando il loro futuro nel narcisistico confronto con la propria mente.
Quella allucinata "musica a colori", forte degli incantesimi della tecnologia, disorganizza i sensi con un mélange di proiezioni multidimensionali, di luci stroboscopiche, di neri fasci luminosi, di echi, di suoni laceranti, di distorsioni, il tutto veicolato dal primo sistema quadrifonico nella storia dell'amplificazione.
Al centro del turbine psichedelico era il Re dei Matti in persona.
Vestito di una mantellina sfrangiata, i capelli i intrecciati con polvere di Mandrax, Syd Barrett si muove contro liquide immagini come un inquietante spettro magnetico.
Tre settimane dopo il concerto ai Festival Gardens, la sua bizzarra See Emily Play si insedia al terzo posto nelle classifiche di London Radio Survey, consacrandolo Principe della Follia Londinese.
Syd è personaggio magico, irrazionale, con una personalissima interpretazione del mondo. E' il favoloso protagonista della scintillante psichedelia. Le sue poesie contorte, il gusto pazzo della musica in altalena, le recite allucinate sui palcoscenici di piccoli clubs, sbloccano i centri nervosi ed il cervello incancrenito nella stasi dell'abitudine. Non lo ferma neppure il bando che la pur permissiva radio inglese, diede al primo 45 giri Arnold Layne, con l'accusa di promuovere l'uso delle droghe. Anzi, tutto ciò servirà ad immortalare i suoi Pink Floyd come martiri della rivoluzione del suono. Le canzoni di Syd iniziano bruscamente ed hanno una folle immediatezza, ma, per quanto stravaganti, sono ricche di immagini che balzano con disarmante chiarezza dal tessuto delle chitarre e dagli effetti sonori.
"La musica sembrava venire dal nulla" disse un giorno Andrew King, manager dei Pink Floyd, a proposito delle sue composizioni. Per l'autore, invece, le canzoni erano come calate dal cielo. Così, ad esempio, egli racconta la nascita di See Emily Play : "Mi ero addormenteto in un bosco dopo un concerto nel Nord dell'Inghilterra, quando vidi una giovane ragazza che si avvicinava attraverso gli alberi e piangeva, danzava. Era Emily."
Nato a Cambridge, UK, nel gennaio del 1946, insieme a Roger Waters e Dave Gilmour studia alla scuola superiore della città. Spostatosi a Londra, frequenta i corsi della Camberwell School of Art, dove, oltre a dipingere, impara a suonare la chitarra.
Dopo aver fatto parte di bands come Geoff Mott & the Mottos e Hollering Blues, e in un duo folk con Gilmour, viene introdotto nei futuri Pink Floyd da Waters. Troverà egli stesso il nome del gruppo accomunando i nomi di due cantanti blues Pink Anderson e Floyd Council. Agli inizi il loro repertorio era costituito fondamentalmente da una miscela di blues e rock, ma, tra un pezzo e l'altro, incominciano a sviluppare le loro tecniche elettroniche. Il loro primo impegno regolare fu al Marquee, il sabato pomeriggio, con uno spettacolo chiamato "The Spontaneus Underground". Nell'ottobre del 1966 hanno un regolare contratto settimanale al London Free School's Sound/Light Workshop, nella chiesa di Ognissanti a NottingHill. Qui due coniugi americani, Joel e Toni Brown, cominciarono a proiettare diapositive su di loro ed a progettare di accompagnare i loro concerti con un lightshow. Sta arrivando in Inghilterra la frenetica pazzia californiana delle Mothers of Invention, i Byrds stanno componendo Eight Miles High e 5th Dimension, ed i Gratefull Dead e i Jefferson Airplaine si avvicinano agli Acid-Test.
Il 15 ottobre 1966 International Times, il primo giornale underground europeo, viene lanciato con un grandioso party alla Roundhouse. I Pink Floyd suonano davanti a 2.000 persone proiettando le loro speciali diapositive sul pubblico.
Da quel momento diverranno fissi del luogo e, dopo aver partecipato ai Films and Madness Festivals, annunceranno l'"Anno della Follia Lisergica", inaugurando, l'ultimo giorno dell'anno, il più importante ritrovo della Londra hip, l' UFO CLUB.
I Beatles, abbandonato il palcoscenico, negli studi di Abbey Road prima con Revolver e poi con Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band rompono i canoni della ortodossia musicale per spaziare nel difficile campo della esplorazione.
Inizia il 1967, anno di straordinaria creatività e produzione discografica, e vede la luce The Piper of the Gates of Dawn (Il pifferaio alle porte dell'alba), dissacrante, innovatore nell'introduzione di particolari effetti sonori, nell'alternarsi di canzoni dolcissime a dirompenti pezzi strumentali, nello spezzarsi delle melodie, nella ossessività delle loro ascensioni.
E' Syd Barrett il fecondo autore. I testi partoriti da questo cervello malato e bollente, cavalcano la musica in mezzo ad una pioggia di emozioni, si straziano attraverso immagini viscide, contorte, ricche di simbolismi; sono chiare solamente a colui che scrive:
"Un movimento si realizza in sei gradi ed il settimo implica il ritorno. Il sette è il numero della luce giovane. Prende forma quando l'oscurità è intatta. Il cambiamento rende successo andando e venendo senza errori" .
Chapter 24
Siamo all'epopea psichedelica. Il suono fisico è stato esplorato, le grandi composizioni del sangue sono state scritte: ora tocca alla mente dilatata, ora tocca all'ipnosi, alla magia. Anche la critica finalmente si accorge dell'invenzione e per un attimo dimentica la finzione. Si viaggia a testa in giù nel reame dell'incredibile con quei fasci pulsanti che afferrano la vista. La musica chiude il cerchio spazzando via le foglie del beat, giocando sul volo delle emozioni più che sul corto circuito dell'apparato nervoso. Le chitarre si abbandonano agli effetti lasciando perdere ogni pudore. Il basso e la batteria simulano orgasmi ed impossibili tempeste. Si scopre il fascino del collage, del ruotar d'immagini e di situazioni oltre ogni logica e vanità.Non è affatto strano, quindi, se nei Pink Floyd di quel periodo troviamo che le parole evocano di per sé la musica. Che sia la follia nascente di Barrett a dare al tutto un senso impressionistico o forse quasi naif? L'ingenuità strabigliante è il segno che dà senso immediato a cose troppo a lungo lasciate a sedimentarsi, e non espediente di fragile sottocultura. E' il senso di qualcosa che abbiamo perso, di una condizione felicemente illogica, dell'infanzia del pensiero tradita dall'adulta coerenza.
"C'era una volta un re che regnava su di una terra, sua maestà aveva il comando. Con occhi argentati l'aquila scarlatta faceva cadere argento sulla gente. Oh mamma, raccontami ancora ! Perché mi hai lasciato là, sospeso nel mio stupore infantile, aspettando solo che tu leggessi i tratti che sono scritti in nero per far risplendere ogni cosa? Attraverso il torrente con zoccoli di legno e campanelli per portare notizie al Re, un migliaio di cavalieri sono saliti più in alto, c'era una volta. Vagando e sognando le parole assumevano un differente significato, sì, era proprio così. Per tutto il tempo trascorso in quella visione, l'antico profumo della tenebrosa casa di bambola e racconti fatati mi trasportarono in alto, su nuvole di raggi di sole che fluttuano via".
Matilda Mother
E così in tutti i testi, in tutte le parole come nella musica, la malinconia è violentata. L'illogica allegrezza dell'infanzia, del sogno, del gioco, del viaggio psichedelico , viene incanalata dalla vita, da quella che si chiama realtà, dalla sequenza passato-presente-futuro. E' una fiera di stranezze che per ora stanno solo alla finestra. Il crogiolo dei sentimenti, degli enigmi assume però, a volte, un vago senso di timore, il volto del terrore. "Lucifer Sam, ho visto il tuo gatto seduto sempre accanto a te, sempre dalla tua parte. Quel gatto è qualcosa che non riesco a spiegarmi". Piccoli rumori mentali che nutrono, che spiegano la sfera della mitologia inconscia, troppo spesso subalterna. E' irrazionale ed illogico muoversi attraverso la paura e, Lucifer Sam , che sentiamo "vibrare", non è uno spiritello idiota, è la nostra coscienza.Forse davvero non si lavora con la mente.
In realtà noi ci limitiamo ad ascoltare uno sconosciuto che parla all'orecchio.
All'improvviso qualcosa si inceppa…i concerti del gruppo vanno deserti: "Syd non riusciva più a ripetere nemmeno certi elementari passaggi musicali". Trovare un ingaggio diventa sempre più difficile. Si inietta LSD nelle tempie per farlo arrivare più rapidamente al cervello, e, prima dell'uscita di Saucerful of Secrets, è scomparso, mandato in esilio in un piccolo appartamento di campagna. Viene sostituito da Dave Gilmour, suo amico di infanzia e suo maestro di chitarra. Da allora la storia dei Pink Floyd si snoderà lungo tracciati lontani da quelli originali. Anche se l'influenza di Syd e del suo suono-colore si sentirà nella loro successiva produzione, mancherà sempre qualcosa; quel tocco magico, folle, vivo, quasi inconscio. Laddove Barrett riusciva a superare i limiti della normalità con un solo estatico balzo capace di mandare i sensi in corto, i Floyd incespicheranno, facendo di quel tragitto verso l'infinito, un tour turistico spesso annoiante.
E l'ultima incisione con i Pink ne è la prova: Scream Thy Last Scream ripropone il suo gusto pazzo della musica in altalena. Anche se sempre più dipendente dal LSD e diventato sempre più eccentrico e meno legato alla realtà, riesce ancora, con tocco raffinato, a sconvolgere i nostri piani, a confonderci il senso spazio-tempo. L'eccentico personaggio è ormai terrorizzato da immaginari piccoli extraterrestri ed i medici diagnosticano per lui una forma di paranoia cronica. Ormai in lui il confine tra "follia patologica " e "libera manifestazione del pensiero" si è fatto più labile. Barrett poteva dirsi completamente pazzo.
Durante la tournée americana con i Pink Floyd, apparve al Dirk Clark's American Bandstand e non aprì letteralmente bocca. La sua discesa nel crepuscolo della follia fu lenta ma costante. La stagione gloriosa dei Pink Floyd è il periodo del fumo più denso per Barrett. Chiuso in una stanza, assillato da incubi paranoici, l'uomo scrive mentalmente buffe figurazioni di musica e parole. Esce Saucerful of Secrets. E' il primo suono dell'era pop ad essere completo, largo, percettivo… Sembra quasi fatto apposta per seppellire lo spettro di Barrett, padrone di altre situazioni. Ma Syd fa ancora capolino nei testi (almeno in uno), che sono il punto debole del gruppo, dove i Floyd risentiranno maggiormente dell'abbandono del Principe Pazzo.
"Mi sto meravigliando di ciò che potrebbe scrivere questa canzone e non mi importa se il sole non brilla, non mi importa se nulla è mio…il mare non è verde, ma io amo la regina. Cos'è esattamente un sogno? E cos'è veramente un gioco?"
Jugband Blues
Finisce in manicomio dove tenterà di ricomporre e ridare coerenza al suo cervello ormai in libertà. Sbalordito come al solito, fissa un punto senza badare al suono che gli esce sordo, opaco. Cerca di raccogliere la forza gettata a pensare tutto quanto, escluso il fatto di essere lì in quel momento…la chitarra gli si ferma nelle mani…due volte in un secondo…poi Pink Floyd, sua creazione…deve seguirlo in posti assurdi…il tempo si scompone e Syd riprova i suoni fatti con un registratore a casa fino all'alba e al primo mattino li confonde alle linee di See Emily Play-Interstellar Overdrive-The Gnome-Astronomy Dominé…elabora l'idea di The Man, lunga opera a collage che svolge ciclo completo di un giorno. Così, in questo modo egli ha inventato la sua musica. "La voglia è la parte meno creativa, ed è come se l'Uomo non fosse presente. Poi, nel sonno cosciente, vengono le intuizioni migliori, e devono essere colte ad un tratto".Quando esce dall'ospedale psichiatrico nel 1970, ha ritrovato la forza di scrivere. Madcap Laughs e Barrett sprigionano ancora la stranissima energia del personaggio. La musica è attonita, magra di follia, avvolta da piccoli veli strumentali. Le parole, in grappoli bizzarri, spiegano l'esistenza con simboli e magia, ricorrendo ad un fiabesco cifrario dalla dura scorza. Madcap Laughs vibra di assonanze quiete. Il suono è rarefatto le linee sono diventate scarne. Viene fuori il musicista nel più essenziale dei modi, chitarra voce e anima spalancata, senza trucchi o gioielli abbaglianti con cui irridere l'ascoltatore. Il Barrett più affascinante è qui, nei racconti narrati a fior di pelle, nelle dissertazioni magiche e minute, come in Octopus , dove tutti i mostri della vita dell'uomo prendono forma e menano la danza. Una musica carica di emozioni, una musica vissuta. Una musica che proprio per questo è interamente VISSUTA. Mai si ha l'impressione di qualcosa di costruito a freddo. Sicuramente è una musica intelligente e ragionata, ma questo non è assolutamente un difetto. Non basta che l'anima si metta a cantare per fare buona musica. "Bisogna riferirsi a tecniche vicine all'impressionismo pittorico e musicale per farla diventare in un qualche modo fenomeno ordinato, e questo di per sé è un atto di omaggio".
Il pittore mancato rincorre sé stesso per raggiungere un'intima realtà e un'intima libertà, fatte di visioni e di lunghi pomeriggi passati ad accarezzare una chitarra, a cercare di conoscere a fondo una emozione. Un po’ di decadenza, qualche sfumatura di febbre e di visioni, ma soprattutto la voglia di far correre la mente, il desiderio-utopia di mostrarsi completamente con la musica. "Ero una volta scrittore, ma ho dovuto smettere poiché la mia mente si era indebolita…non connettevo le idee…non seguo…ora bisogna che mi occupi di affari più importanti. Felicità o pentimento o solo rimpianti di un Pazzo. Ho deformato la realtà. La vita è molto diversa dalla descrizione che mi vevano fatto. Ma allora, quali sono questi eventuali affari da stipulare tanto importanti da imporgli il carisma di personalità enormemente diversa dalle altre? Aprire realmente la porta alla conoscenza superiore, anche se rimane un'operazione incontrollabile, anche se non bastano le energie umane".
Bisogna tenere presente a questo punto il difficile rapporto tra anormale e normale. La deliberata creazione del primo elemento "diverso," è accettazione e riconoscimento del "normale"; essa gli rende omaggio e, autodefinendosi diversa, finisce col confessare di essere relativa e derivata.
Confessa che senza la normalità non esisterebbe. Allora Barrett non è altro che un enfant terrible, un bambino che gioca al contrario, sì, ma anche in modo apparentemente e totalmente innocuo? NON E' COSI! Non è così poiché gli incubi di Syd non sono affatto gli stessi degli altri: non le solitudini spaziali, non le intuizioni demoniache, non gli occhi terribili di uno scarabeo. Le sue vere angosce nascono dal suo stesso canto, dalla sua volontà di "fuori" che si impadronisce sempre più di lui e fa suonare la sua chitarra. Il suo incubo è la filastrocca che nasconde impalpabili armonie e semplici accordi che proliferano, spontanei, dai cancri della sua mente.
"Passi lì il tempo senza costrutto. Ti troverai vecchio con il dispiacere di averlo sciupato". "Io non invecchio mai, perché la suggestione può anche ringiovanire…cento, duecento, tremila anni di vita, qualunque età. Con la suggestione posso ringiovanire molti anni, posso vivere a volontà".
Il messaggio dunque esiste e viene da "fuori". Senza dubbio Barrett, già testimone oculare di certi riti, torna quando vuole e si pone subito aldilà dell'individualità. Egli non...È...più nulla…FA'. Mentre canta non si distingue da sé stesso, non si guarda agire.
Questi ultimi passi sono tratti da un illuminato scritto sull'autore fatto da uno sconosciuto e saggio critico italiano (Ghisellini) che, attraverso il confronto con un altro incompreso e ritenuto pazzo, lo scrittore Dino Campana, tenta di spiegare l'arte nella pazzia intesa come teoretica, cioè nella immedesimazione con l'inconoscibile e con i suoi bagliori, l'arte tenta l'uomo a riti nuovi e dagli effetti irreversibili. Secondo il nostro ragionamento, infatti, se la gratuità dei nostri giudizi attacca in continuazione chi cerca di far conoscere al mondo una realtà nuova e questa risulta inedita, vuol dire che nessuno l'aveva chiesta o attesa; essa rimane quindi di troppo, come il suo portavoce. Ma l'essere di troppo, tuttavia, è uno stato posteriore ad una effettiva appartenenza al gruppo, e Syd, nella nostra comunità, c'è entrato solo sbagliando porta.
Psichedelia breve e leggera, narcisistica nel tentativo di ricreare uno spazio aperto all'incompreso, un pascolo dove tutti i non allineati possano brucare e ruminare l'erba della folle saggezza. Barrett, il secondo lavoro solista, è invece un omaggio al tempo perduto, ai Pink Floyd di See Emily Play e dell'UFO , alla musica sbrindellata e corrotta del "prima di Gilmour". Il suono ritorna slegato, perfido, senza innocenza, esposto a folate di follia sonora. E' tutto un clima ironico-fantastico che prende alla gola. L'album esce solo dopo pochi mesi rispetto al primo e vede (ahinoi!) la presenza di Gilmour. Syd continua a sognare ad occhi aperti, a dissacrare a farsi trascinare nelle più astruse ma sempre limpidissime divagazioni anche se forse, la Gilmour presenza, produce una maggiore pulizia nelle costruzioni. Ma il suo fantastico mondo non è stato minimamente scalfito dalle lusinghe del business. Il Dadaismo controverso barrettiano svolge una funzione difensiva, diventa l'operazione di un incessante "lavoro su di sé" per apparire diverso, per non essere raggiunto nelle proprie tonalità dalle forze di fuori. Così, con pochi eletti che egli conosce a a fondo, può giocare al "Gioco del Bene e del Male", perché sa che, in qualunque momento, può scappare via con un colpo d'ala tornare ad essere aldilà della immagine che lascia tra le mani degli altri, una libertà che sfugge a qualsiasi giudizio.
Paura e delirio si mescolano, si confondono alla dolcezza. Barrett ci insegna il disordine e tutti i modi coi quali si può identificare. La mente cosciente è estranea alla vera ispirazione, estranea perlomeno a quelle particolari sensazioni che ci permettono di affermare di avere già visitato, e chissa dove, queste inquietanti gabbie sonore. Dominoes ne è il volto più innovatore con la voce inespressiva, Rats si muove tra paure e svenimenti anche se sulla strada della chiarezza e della semplicità, Naise culla il blues che piange il passato anche se si rivolta contro la costruzione e la forma, Baby Lemonade dove il paradossale si contorce tra il testo e la musica, Love Song
"Al manicomio sto benissimo e spero di non uscire. Chissa chi, fra tutti, è il pazzo! Ho dei giorni lucidi e dei giorni che non ricordo…una nevrastenia acuta … per cui mi si oscurano un poco le facoltà".
Ormai divorato da manie animali e selvagge, l'autore si decompone, rimane assente. Syd Barrett, l'espulso dalla "Accademia Pink Floyd", l'uomo dai folli splendidi testi, l'adoratore del lato coreografico-estetico del suono, il giullare dell'irrealtà, il capovolgitore della vita quotidiana, viene sigilllato ed impacchettato, servito come mito per i diciottenni bisognosi di favole. Roger Waters, l'ipocrita vecchio compagno di strada in carenza nostalgica, lascia intendere con Dark Side of the Moon che egli è rimasto sempre nel suo cuore, ne esorcizza il mito accompagnato da Gilmour con Shine on your Crazy Diamond, e sempre con l'usurpatore va in pellegrinaggio al santuario dei ricordi glorificandolo e (hic!) rimpiangendolo in Wish You Were Here: "Hai raggiunto il segreto troppo presto, hai pianto per la luna…Vieni tu pazzo infuriato, tu profeta di visioni, vieni tu pittore, tu pifferaio, tu prigioniero e risplendi. Splendi su te stesso stupido diamante".
Molte le leggende ed i racconti nati verso la fine degli anni '70 e i primi anni '80, pellegrinaggi tra case di disintossicazione e manicomi. Oggi conosciamo, sappiamo dove vive e nei siti internet a lui dedicati ci sono anche le foto. A noi piace ricordarlo così: l'effervescente elefante che torna nella sua terra, tra spazio vita e morte, sta percorrendo in senso inverso il sentiero ed è coperto di polvere e chitarre.
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Zeta
grande renè...sono contento di questo tuo blog...
una spazio per la tua visione poetica!
aspetto con trepidazione recensione dei king suffy...
un abbraccio
walter
walter 8 settembre 2010 alle ore 13:41